Esperienza, metodo e innovazione: tre parole chiave che raccontano il lavoro di Francesco Cuzzolin.

In questa intervista esclusiva, ci svela come la figura dell’atleta sia profondamente cambiata, e come dati, lifestyle e consapevolezza siano diventati pilastri imprescindibili nella preparazione fisica di alto livello.

Dall’NBA alla nazionale italiana, fino ai club di eccellenza, Cuzzolin ha vissuto lo sport da ogni angolazione possibile, portando sempre avanti una missione: prendersi cura dell’atleta nella sua interezza, non solo come corpo, ma come persona.

Dalla teoria alla pratica: 30 anni di preparazione ad altissimo livello

“Tutto quello che puoi studiare inizia ad avere un senso dal momento che lo applichi”. Francesco Cuzzolin parla con la calma di chi ha attraversato tre decenni di sport ad altissimo livello, senza mai perdere la curiosità.

Il suo curriculum parla chiaro: Benetton Treviso, Virtus Bologna (triplete), e nelle ultime quattro stagioni Head of Performance di Olimpia Milano. E ancora, nazionale italiana e russa, Toronto Raptors in NBA, fino a diventare oggi Coordinatore del Performance Team dell’Olimpia Milano.

A ciò si aggiunge il suo ruolo accademico, prima nelle Università di Verona, Padova e Udine, oggi all’Università Cattolica di Murcia (UCAM) ed a Siviglia ai Master in High Performance. Infine, la presenza nello Scientific Board di Technogym e come Performance Advisory Board dell’ELPA (Euro League Players Association).

“Non sono mai rimasto trincerato in un solo settore. Ho sempre cercato di vivere in maniera equa la parte operativa, quella pratica, quella di studio e insegnamento, e anche quella tecnologica.”

È proprio in questo equilibrio tra campo, laboratorio e aula che nasce il suo metodo.

L’atleta moderno: un equilibrio tra corpo, mente e dati

Secondo Cuzzolin, l’evoluzione dell’atleta moderno è chiara: “Il benessere della persona viene prima della prestazione dell’atleta”.

Oggi, lo staff tecnico non si limita ad allenare durante le ore in palestra: si monitora la qualità del sonno, l’alimentazione, l’umore, le abitudini personali. La tecnologia in questo non è fine a sé stessa, ma uno strumento per leggere la realtà.

“La tecnologia ha dato delle risposte a delle esigenze: sapere come l’atleta recupera, come vive, come si alimenta. Parliamo di stress, che sia fisico, cognitivo o emotivo, sempre di stress si tratta.”

Una mole di dati enorme, che non viene solo raccolta ma anche discussa, condivisa, analizzata con gli stessi atleti: “Cerchiamo di costruire un vestito su misura. Dipende dall’atleta, da quanto è coinvolto, da come reagisce agli stimoli.”

Non è solo una questione di numeri: è consapevolezza attiva.

Allenare l’eccellenza: la stagione, i playoff, la Nazionale

Ogni fase della stagione ha una sua logica. Durante i playoff, ad esempio, il mantra è chiaro: “Privatizzare il recupero (adottare un approccio individuale al ripristino fisico e mentale ndr) e ottimizzare lo stimolo allenante.”

Dopo mesi di stagione, con viaggi continui e partite ravvicinate, il rischio è che il gioco cannibalizzi l’allenamento. “Cerchiamo di ricompattare la squadra, riallineare la condizione dei giocatori e rigenerare le energie psicofisiche. L’intensità torna al centro.”

Diverso è il discorso per le nazionali, dove si lavora in periodi ristretti, senza conoscere a fondo gli atleti: “Non puoi entrare a regime. Ti devi fidare dei colleghi dei club, viaggiare per vedere i giocatori all’opera, capire come si allenano, come reagiscono. E poi ricreare il loro contesto.”

Il tutto, in pochi giorni. A conferma di quanto l’esperienza, in questo lavoro, sia fondamentale.

Educare prima di integrare: il ruolo chiave della consapevolezza

Cuzzolin è molto chiaro su un punto: “Non mi piace il termine ‘prevenzione’, perché è difficile prevenire un infortunio. Quello che si può fare è una strategia di riduzione del rischio.”

Ecco perché ogni dettaglio conta: composizione corporea, alimentazione, check fisioterapici, strategie di recupero post-allenamento. Ma il cuore di tutto è uno solo: l’individualizzazione.

“Ogni atleta ha il suo programma, anche in base alla percezione che ha dell’efficacia di un trattamento. E più l’atleta è coinvolto, più possiamo alzare la qualità del percorso.”

L’integrazione alimentare e funzionale, in questo contesto, diventa uno strumento potente solo se l’atleta sa perché la sta utilizzando: “Il contenuto lo fa il contesto. Se non hai costruito un contesto di qualità, nessuna integrazione sarà efficace.”

Italia vs USA: due modelli, una stessa passione per lo sport

“Negli Stati Uniti, la competitività si respira già al liceo. In Italia, invece, convivono due anime: lo sport educativo e quello agonistico.”

Cuzzolin ha allenato in entrambi i mondi. E se in America lo sport è parte integrante di un progetto anche economico e sociale, in Italia è ancora più legato al senso educativo. Due visioni, due culture, ma una stessa ambizione: far crescere persone, non solo atleti.

“Lo sport, se fatto seriamente, educa. In qualsiasi contesto.”

Conclusione: la performance come cultura quotidiana

Francesco Cuzzolin non cerca formule magiche. Cerca relazioni vere, dati affidabili, attenzione ai dettagli. E soprattutto cerca di costruire un contesto educativo, in cui l’atleta possa esprimere sé stesso al meglio.

“Il nostro lavoro è di grande responsabilità. Non possiamo convincere un atleta solo con le parole. Dobbiamo tracciare tutto, essere trasparenti, costruire fiducia.”

Una lezione che vale anche per chi non calca un parquet ogni settimana.

🏀 5 cose da ricordare dell’approccio di Francesco Cuzzolin

1. Benessere prima della performance.

L’equilibrio psicofisico dell’atleta è la vera base su cui costruire la prestazione.

2. Dati al servizio dell’esperienza.

La tecnologia non sostituisce il metodo, lo rafforza. È l’uso intelligente dei dati che fa la differenza.

3. Percorsi personalizzati, non protocolli standard.

Ogni atleta è un caso a sé, ogni programma è su misura, costruito su ascolto e monitoraggio.

4. Integrazione solo se c’è consapevolezza.

Nessun prodotto funziona senza contesto: educazione e coinvolgimento sono fondamentali.

5. Allenare è educare.

Preparare fisicamente significa anche formare mentalmente. La cultura sportiva nasce nel quotidiano.