Gli allenamenti del team di Vitamina Sailing, parola all’armatore Andrea Lacorte

5 MIN 1 Dicembre 2016

È un venerdì di novembre, ora di pranzo. Riceviamo una telefonata da Andrea Lacorte: “Sono con tutto il team allo Yacht Club Repubblica Marinara di Pisa… se venite adesso pranzate con noi! Tanto lo sapete che con lo Chef siete in buone mani, ha fatto anche la sua mitica Cesar Salad!… Dai, vi aspetto”. Clic.

Il tempo di prendere i cappotti e ci rechiamo all’appuntamento, vogliamo fare 4 interviste, non possiamo perdere l’occasione di avere tutto il team unito: al nuovo tattico, Gabriele Benussi, ad Andrea Fornaro che ha sempre qualcosa di nuovo da raccontare visto quante cose diverse fa, e ovviamente all’armatore, Andrea Lacorte. La quarta decidiamo sul momento.
Arriviamo che stanno già pranzando, ci squadrano un po’ sorpresi, fuori il libeccio non dà tregua: oggi nessuno uscirà da questa stanza, niente allenamento.

Andrea ci accoglie facendoci accomodare e dandoci alcune indicazioni su come avrebbe pensato di impostare le interviste. Ci mettiamo d’accordo e poi iniziamo proprio con lui, davanti a un piatto della mitica Cesar Salad!

 

1. Giornata di allenamento allo Yacht Club Repubblica Marinara di Pisa: a parte la sfortuna del tempaccio, che valore ha essere qui?

È un’opportunità per portare i Melges a Pisa finalmente! Non è una location facile perché dobbiamo avere a che fare con il fiume e rispetto ad altre location come Porto Ercole per esempio, quando dice fare tempaccio lo fa davvero. Quando c’è libeccio, piene, venti… però è un’opportunità per muovere due equipaggi di cui molti non professionisti per cui ci sono persone che hanno piacere la sera a tornare a casa dalle proprie famiglie.

D’ora in poi in casi di tempo molto brutto porteremo le barche a Livorno, da lì è possibile uscire anche in queste condizioni. Oggi è una giornata terribile mentre la volta scorsa abbiamo avuto tre giornate meravigilose di sole e vento perfetto in cui abbiamo iniziato l’altro equipaggio alla nuova barca.

 

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2. Per allenarsi e imparare su barche come queste, soprattutto se non si è professionisti, la mimica è importante. Guardare come si comportano equipaggi affiatati, che funzionano e che vanno più forte serve per imparare come le parti di quell’organismo complesso e composito che è l’equipaggio si muovono in sincronia.
Da quest’anno Vitamina ha un vero e proprio sparring partner, raccontaci di questa scelta in allenamento…

Sì, un vero e proprio sparring partner che non è solamente, come nel pugilato, quello che le prende e basta, ma è un equipaggio che deve correre il più possibile perché poi in gara farà il suo gioco, ma qua ci alleniamo l’uno contro l’altro rendendo l’allenamento molto più sfidante. Per noi è un’opportunità unica avere le barche sotto il comando di un solo allenatore perché possiamo decidere insieme di porre per n volte entrambe le barche sotto il medesimo livello di difficoltà che si ha in regata, in situazioni di virate al limite, di strambate, di ingaggi in boa… Ci misuriamo diverse volte al giorno in situazioni difficili che ritroveremo in gara, le proviamo e le riproviamo. Questo non accadrebbe mai se ci si allenasse con una barca guidata da un altro allenatore perché in quel caso ognuno fa quello che vuole. È un tentativo, speriamo che porti i suoi frutti. Io sono fiducioso.

 

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3. Partendo da queste riflessioni: differenza tra marinaio e regatante, gesto tecnico e sportivo vs sopravvivenza imparata grazie alle circostanze che ti si presentano… Con cosa si parte? A che punto il gesto tecnico e sportivo diventa imprescindibile per andare avanti?

Le regate non di classe che faremo con l’altra barca sono poche, sono regate che faremo qua davanti a Marina di Pisa per stare il più possibile in mare… La regata d’altura è qualcosa di completamente diverso dalla regata tra le boe, è come paragonare un Relly a una gara di Formula 1. Non ce n’è uno migliore, sono due cose differenti. A me piace il corpo a corpo, il contatto con l’avversario, fosse per me farei 8 regate al giorno di un quarto d’ora l’una: lotta e cazzotti sulle boe! La navigazione è diversa, bellissima, però per me non è regata.

4. Qual è l’aspetto più difficile dell’allenamento per le regate che state preparando?

Sicuramente conservare il medesimo livello di concentrazione e di tensione che si ha in regata. In allenamento ti manca quel batticuore che nella vera competizione invece hai… con la seconda barca anche questo aspetto viene meno, se non del tutto almeno in parte, perché c’è un primo e un secondo tutte le volte, anzi: c’è un primo e un ultimo ogni volta!

Allenarsi da soli è difficile e serve a poco perché c’è uno sbraco pazzesco, allenarsi in due può servire a tantissimo soprattutto se hai uno stesso allenatore che ha molte più informazioni e molti più dati da analizzare a fine giornata registrandoli per entrambe le barche. – voci e rumori di fondo – Per esempio in questo momento stanno spiegando come gestire la barca a terra, che è una cosa che potrebbe essere quasi fisiologica ma in realtà a dei non professionisti potrebbe volerci molto più tempo per apprendere alcuni trucchi sul campo. Stiamo praticando questa osmosi violenta di informazioni per metterli in condizioni di partecipare e competere per i primi posti del campionato Corinthian… non sono qui semplicemente a farci da spalla in allenamento! L’obiettivo è comunque molto ambizioso…

 

5. A proposito di Campionati del Mondo, veniamo da un quarto posto che è stato un po’ una rivelazione? Cosa vi siete portati a casa?

È andata benissimo, è andata molto oltre le più rosee aspettative. Arrivare 4° in America in mezzo agli americani in condizioni meteo che qua non avremmo mai, con barche cattivissime e agguerritissime… per noi è stato veramente l’apoteosi! Ci siamo portati a casa la consapevolezza di essere un buon team, un buon team che ha ancora un margine di crescita notevole perché il podio era a un passo. Non ci siamo montati la testa però eravamo davvero lì vicini. Siamo stati come dicono gli americani “the roockie of the year”, esordiente dell’anno, perché nessuno si aspettava che Vitamina arrivasse a un risultato del genere anche dopo la fine dello scorso campionato e l’inizio di questo abbastanza disgraziato… Le cose a bordo non giravano bene, abbiamo cambiato tattico e le dinamiche sono cambiate in maniera violenta. Abbiamo un signor professionista a bordo che ha ben amalgamato i componenti, ci siamo esaltati e l’equipaggio ha iniziato a girare come un orologio svizzero e abbiamo fatto un buon lavoro. C’è ancora un po’ di inesperienza specialmente da parte mia perché io faccio un altro lavoro, però è andata incredibilmente bene.

 

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6. Coesione e affiatamento a bordo: a chi tocca averne cura e coltivarla?

La coesione e l’affiatamento sono tutto. Tu considera che in una manovra vengono coinvolti i movimenti sincronizzati di 8 persone che si muovono secondo una sequenza micrometrica, come un passo di danza, per cui se non c’è la giusta alchimia non vai da nessuna parte. Questo viene creato con il tempo e con l’esperienza, è il tattico che dà il comando dell’esecuzione ma poi ognuno sa cosa deve fare rispetto agli altri. Il mood del team, il sentirsi gruppo e famiglia e avere quel senso di abnegazione per la squadra spetta a me crearlo. Se poi a bordo ci fosse qualcuno che non ha voglia di farsi coinvolgere in questo senso verrebbe sbarcato immediatamente perché sarebbe un pesce fuor d’acqua. Il gruppo è un organismo vero specialmente in una barca così violenta, così fisica e a un livello così alto. Non ci si riposa mai… lì, senti veramente il respiro di tutti quanti.

 

7. In situazioni del genere difficilmente viene da parlare esclusivamente di lavoro, sbaglio?

No. Siamo 8 a bordo e 5 lo fanno di lavoro, ma quando le cose non girano come dovrebbero oppure vanno esattamente come dovrebbero andare, il phatos, la rabbia o la gioia sono i medesimi di chi lo fa esclusivamente per passione come me e gli altri…

 

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