Pubalgia: cause, sintomi e rimedi

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La pubalgia più che una patologia è considerata una sindrome, la cui incidenza sulla popolazione (epidemiologia, in termini scientifici) è difficile da calcolare, così come cause e sintomi ad essa associati, soprattutto a causa della complessità anatomica della regione pubica e del frequente sovrapporsi di altri tipi di disfunzione.

In generale, per pubalgia si intende una sindrome dolorosa nella zona del pube, in particolare nella parte inferiore dove si trovano i tendini di inserzione dei muscoli adduttori, anche se in alcuni casi può colpire la zona superiore di inserzione del muscolo retto dell’addome. Non a caso la pubalgia viene anche chiamata sindrome retto-adduttoria.

Le attività sportive più a rischio di pubalgia sono il calcio, l’hockey, il rugby e la corsa di fondo. Tuttavia, sempre più casi sono collegati anche a discipline sportive come il basket e la pallavolo, lo sci, il tennis e l’atletica leggera. Inoltre, non si tratta più di una patologia di pertinenza degli atleti professionisti, ma tende a colpire sempre più frequentemente anche dilettanti e amatori.

La zona del pube: cenni anatomici su articolazioni e muscoli

Il pube è una delle ossa che compongono il bacino, insieme all’osso iliaco, l’ischio e il sacro. Abbiamo due ossa pubiche, una a destra e una a sinistra, che si uniscono al centro per formare un’articolazione chiamata sinfisi pubica. Inoltre, l’osso pubico nella sua parte esterna contribuisce a formare l’acetabolo, che è parte dell’articolazione dell’anca.

Il pube è una zona anatomica particolarmente delicata, perché dà inserzione a muscoli e legamenti molto importanti per la deambulazione e per la stabilità del bacino. Tra i muscoli più importanti che si inseriscono sul pube ricordiamo il muscolo adduttore lungo, l’adduttore breve, il grande adduttore, il muscolo gracile ed il pettineo, i muscoli addominali e quelli del pavimento pelvico.

Quanti tipi di pubalgia esistono e quali sono le cause?

La pubalgia si differenzia in base alla zona in cui si manifesta il dolore. Avremo quindi tre tipi di pubalgia, che possiamo riassumere in:

  1. La patologia parieto-addominale, che interessa la parte inferiore dei muscoli dell’addome e gli elementi anatomici che costituiscono il canale inguinale;
  2. La patologia dei muscoli adduttori, che riguarda principalmente i muscoli adduttore lungo e il pettineo;
  3. La patologia a carico della sinfisi pubica.

Le cause sono spesso difficili da individuare, ma le più frequenti sono riconducibili a:

  • Tendinopatia inserzionale;
  • Disequilibrio tra i muscoli adduttori e quelli addominali;
  • Lesioni muscolari;
  • Eccessiva rigidità muscolari dei muscoli della catena posteriore;
  • Calcificazioni;
  • Ernie inguinali;
  • Fratture da stress;
  • Disfunzioni della sinfisi pubica;
  • Rigidità dell’anca;
  • Intrappolamenti nervosi;
  • Disfunzioni viscerali.

I sintomi della pubalgia

I sintomi classici della pubalgia sono:

  • Dolore nella zona inguinale interna, dove si inseriscono i tendini dei muscoli adduttori;
  • Dolore nella zona del pube;
  • Dolore nella zona addominale bassa;
  • Dolore che da queste zone si irradia nel versante interno della coscia.

Questi sintomi di solito sono più intensi la mattina al risveglio oppure quando ci si muove dopo un periodo di inattività, come, ad esempio, dopo essere stati seduti a lungo. Nei casi meno gravi, il dolore tende a diminuire dopo un adeguato riscaldamento e l’inizio dell’attività fisica.

La maggior parte delle persone che soffrono di pubalgia sperimentano un’insorgenza progressiva, con sintomi che variano dal semplice fastidio fino al dolore acuto, di intensità tale da compromettere anche le attività quotidiane come camminare, vestirsi, salire e scendere le scale.

Diagnosi e cura

La diagnosi da parte del medico è fondamentalmente clinica. Dal punto di vista oggettivo, il paziente lamenta dolore alla palpazione e allo stiramento contro-resistenza. È importante anche capire il processo di insorgenza dei sintomi e osservare come il paziente si muove, cammina e si spoglia.

Per quanto riguarda la diagnostica per immagini, è sempre consigliabile effettuare una radiografia del bacino, per valutare la situazione della sinfisi pubica ed eventuale presenza di artrosi o patologie dell’articolazione coxofemorale. L’ecografia può essere invece utile nel caso in cui vi sia un sospetto di ernia inguinale o un’eventuale lesione muscolare. In ultimo, la risonanza magnetica può dare informazioni dettagliate sullo stato osseo e articolare, oltre che sulla condizione tendinea o muscolare.

Una volta individuata la causa, il trattamento viene solitamente affidato ad un fisioterapista sportivo o esperto in patologie muscolo-scheletriche. In collaborazione con il medico sportivo o il fisiatra, il fisioterapista imposterà un protocollo di lavoro, che di solito è composto delle seguenti fasi:

  • Astensione dall’attività sportiva e riposo funzionale;
  • Terapie Fisiche per diminuire l’infiammazione e rigenerare i tessuti, come LASER, TECAR o onde d’urto;
  • Tecniche di terapia manuale per correggere l’eventuale rigidità di segmenti come la sinfisi pubica, l’anca o l’articolazione sacro-iliaca;
  • Tecniche manuali e/o osteopatiche per trattare eventuali disfunzioni viscerali e/o neurodinamiche;
  • Esercizio terapeutico per correggere il disequilibrio tra muscoli adduttori e muscoli addominali, e/o tra i muscoli estensori e quelli flessori;
  • Esercizi posturali per ripristinare la corretta flessibilità dei muscoli della catena posteriore;
  • Graduale ripresa dell’attività fisica aumentando i carichi sotto la supervisione del professionista.

Essendo molte le variabili, i tempi di recupero possono variare da poche settimane ad alcuni mesi.
Nei casi più gravi, e solitamente negli sportivi professionisti, si può ricorrere ad un intervento chirurgico eseguito ovviamente dallo specialista ortopedico con tecnica mininvasiva.

Esercizi utili per la pubalgia

Vista la varietà di cause che possono portare alla pubalgia, non esistono esercizi standard per ogni paziente. Il programma deve essere infatti sempre personalizzato sulla base del caso clinico che abbiamo di fronte.

Tuttavia, possiamo affermare che solitamente le posture di allungamento muscolare, in particolare per i muscoli accorciati della catena posteriore, possono portare alcuni benefici anche se eseguite in autonomia. Ad esempio, un esercizio utile è l’allungamento della catena posteriore a squadra con le gambe al muro. In questo caso, dobbiamo ricercare una tensione media dei muscoli posteriori della coscia e mantenerla dai 3 ai 4 minuti, da eseguire ogni giorno per almeno due volte.

Altri esercizi dovranno essere impostati invece insieme al fisioterapista.

Pubalgia in gravidanza: come si manifesta, come alleviare i sintomi e prevenirla

La pubalgia in gravidanza solitamente è dovuta ad un’infiammazione dei tendini dei muscoli che si inseriscono sul pube, a causa delle incrementate tensioni sulla sinfisi pubica e alla aumentata elasticità muscolare degli addominali. Non si tratta di niente di preoccupante, ma può creare disagio e dolore nella futura mamma. Generalmente tende a scomparire subito dopo il parto.

Per prevenirla è importante svolgere costantemente un’attività fisica adeguata durante la gravidanza, per mantenere i muscoli tonici e sostenere l’aumento di peso. Ad esempio, sono consigliate attività fisiche come lo yoga, gli esercizi in acqua, corsi di ginnastica dolce ecc.

In caso di pubalgia particolarmente dolorosa, il consiglio è quello di rivolgersi ad un fisioterapista con esperienza, che con delle tecniche dolci sarà in grado di alleviare le tensioni e ristabilire l’assetto del bacino, oltre ad impostare un programma di esercizi idonei da poter eseguire in autonomia a casa.

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