L’elisir di lunga vita: come arrivare a 40 anni restando al top della forma

3 MIN 19 Ottobre 2016

Diventare un calciatore professionista non è facile, ma riuscire a rimanere su alti livelli per molti anni lo è ancora di più. La dimostrazione di questo assunto è data da Francesco Totti, il capitano della Roma che ha appena compiuto 40 anni, festeggiando con una serie di grandi prestazioni un traguardo considerato quasi impensabile in un calcio come quello moderno. Un traguardo giustamente celebrato dalla stampa e dal mondo del calcio, proprio per la sua grande rilevanza alla luce di uno sport sempre più caratterizzato da robuste dosi di corsa.

 
Se infatti nel passato c’è stato il luminoso esempio di Stanley Matthews, capace di vincere addirittura a 41 anni il primo Pallone d’Oro della storia e di proseguire sino ai 50 con lo Stoke City, in First Division, andrebbe ricordato come il calcio dell’epoca prevedesse ritmi sensibilmente più contenuti rispetto a quelli in vigore oggi. Una constatazione che riesce a far comprendere ancora meglio la portata dell’impresa del fuoriclasse capitolino, ancora capace di illuminare con le sue giocate di prima e le reti decisive le ribalte del massimo campionato tricolore.

 
Il segreto di Totti risiede proprio nella grande capacità di gestire il suo fisico nel corso degli anni, nonostante i ripetuti infortuni che ne hanno funestato la carriera, in particolare quello che nell’inverno del 2005 sembrò tagliarlo fuori dal Mondiale di Francia. Una gestione nella quale hanno contato in maniera decisiva allenamento e alimentazione. Al primo aspetto si dedica ormai da anni il suo personal trainer, Vito Scala, con il varo di una tabella di marcia formata da una serie di programmi personalizzati studiati proprio in relazione alla serie di infortuni patiti dal capitano giallorosso nel corso di una carriera lunga e usurante.

 
Il secondo aspetto è stato di recente svelato da una serie di articoli in cui è stato puntualizzato come Totti, ormai da qualche stagione, sia solito osservare un regime alimentare assolutamente rigoroso, fondato in particolare sulle proteine bianche, a partire dal pesce. Una dieta in cui i carboidrati sono quasi esclusi, se si pensa che il pane è stato totalmente bandito e la pasta limitata ad un massimo di settanta grammi. Anche il caffè viene razionato scrupolosamente, mentre l’alcool è praticamente off-limits, come del resto il fumo. Un regime alimentare rapportato agli impegni in campo e al quale fa seguito ogni anno un ritiro presso una clinica altoatesina, per riportare sotto controllo eventuali squilibri.

 
Come si può facilmente comprendere, la parola d’ordine cui si attiene Totti è la rinuncia all’eccesso, una regola che lo rende assolutamente diverso ad alcuni colleghi che pure avrebbero poco da invidiargli sotto l’aspetto puramente tecnico. Il riferimento è ad esempio a quel Mario Balotelli che proprio per non aver saputo curare aspetti fondamentali, come comportamento e capacità di gestire il proprio fisico, hanno praticamente visto colare a picco una carriera che pure sembrava dover riservare ben altre soddisfazioni. Proprio Mario Balotelli può essere considerato l’altra faccia di uno sport, il calcio, che non perdona la mancanza di professionalità.

 
Se nel passato sono state molte le figure di calciatori che sono riusciti ad emergere nonostante una vita non proprio irreprensibile, va però ricordato come esse siano confinate al calcio pionieristico, o quasi. Basterebbe ricordare in tal senso un altro grande giocatore capitolino, Attilio Ferraris IV, per comprendere meglio come non sia mai il caso di scherzare con il proprio fisico. Il grande mediano della Roma di Testaccio, infatti, caratterizzò la prima parte degli anni ’30 con il suo stile di gioco imperniato sulla vigoria fisica. Una strapotenza cui si accoppiavano le doti gladiatorie, tali da farne non solo il beniamino del pubblico romanista, ma anche un punto fermo della Nazionale di Vittorio Pozzo.

 
Ferraris IV aveva però un vero e proprio tallone di Achille, la voglia di godersi la vita senza rinunciare praticamente a nulla. Mitiche rimasero all’epoca le nottate passate sui tavoli da biliardo della capitale, anche nell’imminenza di gare decisive. Il suo fisico non resse a lungo alla sregolatezza, tanto che nell’inverno del 1933 Ferraris IV sembrava ormai un giocatore finito, espulso dal grande calcio. Non per Pozzo, però, il quale lo esortò ad allenarsi intensamente in vista dei mondiali in programma in Italia nella successiva primavera.
Il giocatore di Borgo prese con grande serietà l’invito di Pozzo e nel corso della kermesse iridata fu uno dei punti di forza della nazionale campione del mondo. Sullo slancio dette poi vita, sempre nel 1934, ad una prova strepitosa contro l’Inghilterra, che gli procurò la fama imperitura di “leone di Highbury”.

 
Una volta terminata la carriera, però, tornò ad alimentare i vecchi vizi, trascurando la forma fisica. Un errore pagato estremamente caro, se si pensa che nel 1947, chiamato a disputare una partita tra vecchie glorie, Ferraris IV andò incontro ad una tragica morte per infarto. Proprio le vicende del tutto opposte di Francesco Totti e Attilio Ferraris IV dovrebbero quindi far comprendere come sia assolutamente fondamentale, per chi intenda diventare un calciatore professionista, guardare con la dovuta attenzione ad aspetti come l’allenamento, l’alimentazione e lo stile di vita, se non si vuole vanificare il possesso di doti tecniche anche di assoluto rilievo.

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