Fulvio Massini: cosa significa essere il direttore tecnico di Firenze Marathon
Fulvio Massini, uno dei guru del mondo del podismo e dell’atletica in genere. Intorno ai 16 anni si accorge di avere quello che lui definisce il morbo della corsa e inizia a correre. A 21 ottiene il brevetto di Assistente Tecnico Regionale della FIDAL. Diplomato all’ISEF di Firenze con una tesi sul neonato mondo del podismo, dal titolo “Contributo per la razionalizzazione del fenomeno della corsa prolungata come fenomeno coinvolgente persone di ogni età”. Terminati gli studi inizia ad insegnare e successivamente diventa titolare della cattedra di Atletica Leggera all’ISEF.
Oggi è Direttore Tecnico per Firenze Marathon, quest’anno in programma il 27 novembre con prima due giornate di EXPO, e un consulente sia per i podisti che per tutti coloro che desiderano conoscere i benefici di una razionale ed individualizzata pratica sportiva e della corsa in particolare. Dalla voglia di essere a disposizione di chi ama la corsa e lo sport in generale ha voluto rendere operativo in modo permanente il servizio di consulenza dell’allenamento iniziato moltissimi anni fa con il suo centro Training Consultant.
1. Sei il direttore tecnico della Firenze Marathon: come hai iniziato e cosa significa?
La mia storia anche come podista è sempre stata legata alla Firenze Marathon. Dopo una corsa su strada, nel ’70-’71 mi pare, conobbi l’attuale presidente, Giancarlo Romiti, che mi invitò a entrare a far parte del gruppo podistico e da lì non ci siamo più separati. Sono direttore tecnico dal ’98, dopo 3 anni come presidente. Mi occupo degli aspetti più prettamente tecnici, degli atleti e in particolar modo dei top runner. Devo selezionarli, ingaggiarli, cercarne di nuovi e andare in contro alle loro esigenze. Inoltre c’è tutto l’aspetto relativo alla parte culturale dell’EXPO, le tavole rotonde, i convegni… Quest’anno, venerdì 25 e sabato 26 novembre dalle 9.30 alle 20.00, abbiamo un bel programma: una tavola rotonda sarà su come prevenire e curare il tendine d’Achille, un’altra sull’allenamento indoor e un’altra ancora molto interessante sulla psicologia dello sport dal titolo Le abilità mentali del maratoneta. Poi ovviamente ci saranno anche gli interventi dei principali sponsor e la presentazione dei top runner.
2. Quale aspetto ti piace di più? Quale di meno?
Come avrai capito io tengo molto alle tavole rotonde. Rimango un insegnante e un podista, mi piace parlare di corsa, confrontarmi sugli allenamenti, sperimentare, sentire opinioni differenti… e ovviamente poter essere d’aiuto ai podisti.
Mi piace molto il periodo dell’anno verso aprile-maggio in cui inizio a ri-contattare gli atleti per l’evento di novembre. Chiamo quelli che già conosco, ne cerco di nuovi e inizio a delineare quella che sarà l’impalcatura dell’EXPO. In quei mesi si lavora bene e in maniera serena. Mentre il periodo più intenso e faticoso è adesso, a poche settimane dall’evento l’impegno diventa totalizzante.
– È un po’ come arrivare al trentesimo km?
Beh in effetti sì, ma come ad ogni atleta ben allenato a cui la crisi del 30° non arriva più, anche noi siamo ben preparati e riusciamo ad arrivare in fondo alla maratona in equilibrio di energie e sforzi!
L’aspetto più difficile adesso è dire di no agli atleti che mi chiamano e si propongono: improvvisamente a due settimane dall’evento diventano tutti top runner. È difficile dire di no e so che risulto impopolare a volte, ma questo fa parte del mio ruolo, non si può dire di sì a tutti.
Sicuramente le due edizioni dell’89 e del ’91 perché le vinse entrambe Alberto Luccherini, un ragazzo che allenavo io, poi il 30° anniversario è stata una festa bellissima, quando è stato fatto il record della maratona nel 2006 e James Kutto, kenyota, ha fermato il tempo a 2.08’40’’… Ogni Firenze Marathon ha una storia a sé. Per noi che facciamo questo lavoro con passione quando arrivi in fondo è sempre un successo, una festa.
4. Quanto conta la tua esperienza come podista e come allenatore in quello che fai per Firenze Marathon?
L’essere prima di tutto un allenatore e un podista mi ha sempre aiutato tantissimo perché mi permettere di essere più vicino a chi corre, di capire meglio gli umori e le necessità. Quando vado in giro per il mondo a correre so quello che cerco come podista e lo ritrasmetto una volta che rientro. È una questione di condivisione di passione e fatica, di parlare la stessa lingua e di esigenze condivise che io so tradurre in proposte di servizi e accorgimenti durante l’evento.
5. Le tre cose che servono per far contenti i podisti?
Un’organizzazione capillare che tenga conto il più possibile di tutte le esigenze particolari, un EXPO divertente con tantissime cose da vedere sia per i podisti che per le persone che magari li accompagnano e la possibilità di correre su un percorso bello… L’ultimo spetto ovviamente o ce l’hai non ce l’hai, ho corso su percorsi brutti, so cosa significa. Direi però che noi ce l’abbiamo!
6. Come è cambiato il podista negli anni?
È cambiato tantissimo, prima era molto più agonista e i sitemi di allenamento erano pensati per atleti più evoluti. Oggi c’è molta più gente che corre piano, ci sono persone che si avvicinano alla corsa da adulti, ma anche i ragazzi in generale sono meno sportivizzati. Prima correvano gli atleti e lo sportivo si faceva da seduto, a tifare per quello o quell’altro sport davanti alla TV, adesso si va a correre. Io sono un accanito sostenitore di questi cambiamenti, i miei libri lo raccontano. È un bene innanzitutto da un punto di vista sociologico se vogliamo, le persone smettono di stare sul divano si mettono le scarpette ed escono a correre, è bello vedere per esempio che ci sono tante più donne che corrono. Pensa che alla maratona di Boston le donne erano il 48%, a New York il 40%, impensabile fino a dieci anni fa. Anche in Italia le quote rose nel podismo sono in forte aumento. Oggi la mamma che non lavora dopo che ha portato a scuola il bimbo e preparato il pranzo invece di mettersi davanti alla TV va a correre.
Le persone hanno scoperto i benefici della corsa: inizi, ci prendi gusto… e molto probabilmente dopo un po il pensiero di provare la maratona ti attraversa la mente.
Fulvio Massini con il suo libro Andiamo a correre in compagnia di Linus.
7. E i problemi fisici? Sono sempre gli stessi o sono cambiati anche quelli?
Paradossalmente i problemi fisici tendono a diminuire, sono gli stessi ma sono minori e questo è possibile perché l’abbigliamento è cambiato, le scarpe si sono evolute, c’è molta più cultura della postura e molta più prevenzione. Esistono più esercizi, terapie, alimentazioni studiate ad hoc, prodotti… Il Cetilar® non esisteva 10 anni fa, non nella formulazione e con l’efficacia di adesso. Voi venite con il punto massaggi Cetilar® e vi mettete al servizio dei podisti, fate informazione e date consigli sul trattamento delle problematiche tipiche del podista, prima questa attenzione non c’era. C’è stata ricerca, è aumentato l’interesse delle persone e la cultura dello sport con tutto quello che ne consegue.
Anche i metodi di allenamento, come dicevo prima, sono cambiati: prima erano rivolti solamente agli atleti, adesso tengono in considerazione anche l’amatore.
8. Chiudiamo sull’evento imminente: le novità di quest’anno alla Firenze Marathon?