Chi è Virginia Cancellieri

Virginia Cancellieri, classe 1998, è una ciclista professionista ligure con il cuore diviso tra le lunghe distanze e le onde dell’oceano.

Sportiva istintiva, curiosa e instancabile, alterna uscite in bici a sessioni di surf, condividendo la sua passione per lo sport con la sua community sul profilo Instagram @virginiacancellieri.

Quando ci è venuta a trovare in sede, l’aspetto che più ci ha colpito di lei è il suo approccio minimalista e la sua filosofia basata sull’energia, l’ascolto del corpo e la leggerezza.

L’alimentazione, la benzina del corpo

Il primo consiglio che Virginia darebbe a chi si prepara a una competizione non riguarda watt, tabelle o volumi di allenamento. Parte da molto prima: da ciò che metti nel corpo.

L’alimentazione non è un dettaglio: è la nostra benzina. Puoi avere quanti cavalli vuoi, ma senza carburante non vai avanti.”

Spiega con naturalezza qualcosa che tanti dimenticano: non importa quanto sei allenato, se non ti nutri nel modo giusto, prima o poi ti fermi.

“Bisognerebbe sapere quanti carboidrati servono ogni tot ore, come integrare, cosa assumere. Anche se non vuoi arrivare a un livello super tecnico, devi integrare costantemente: barrette, gel, quello che il tuo corpo tollera meglio. Senza energia non vai avanti.”

Un approccio semplice ma potente, soprattutto nelle discipline di endurance dove la linea tra performance e crisi di fame è sottilissima.

Prevenire la fame: la regola che cambia la performance

Quando le chiediamo quale sia l’errore più comune, Virginia non ci pensa neanche un secondo.

“Aspettare di avere fame per mangiare. È l’errore più grande di tutti. Quando hai fame, è già tardi perché, quando integri, ci vuole tempo perché l’energia arrivi. Se aspetti, rischi un calo che non recuperi più. O ti fermi o fai una fatica enorme per tornare al livello di prima. Quindi meglio prevenire: mangiare prima che sia necessario.”

Un consiglio semplice, quasi banale, quanto l’errore che tutti commettono agli inizi, e che qualcuno continua a fare pensando di forzare i limiti e di avere la meglio sul proprio corpo.

La filosofia della leggerezza prima di una gara

In un mondo pieno di rituali, scaramanzie e portafortuna, Virginia sceglie una strada diversa: la tranquillità.

“Non sono scaramantica. Ho capito che più arrivo tranquilla alla competizione, senza pensarci troppo, più i risultati sono buoni.”

Racconta che non si agita mai troppo, non mette pressione sulla competizione. Una strategia controcorrente: invece di attivarsi, lei si alleggerisce.

“Se hai pianificato una competizione per mesi, sai già cosa ti aspetta e cosa devi fare. Non serve caricarti di ansia. Lascia andare, libera la testa.”

Un approccio che incarna perfettamente la sua mentalità: lo sport deve rimanere un piacere, non un peso.

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Con le idee chiare, Virginia sceglie un termine netto:

Energia. Perché senza quella non esiste performance.”

Niente fronzoli, solo ciò che serve, esattamente come è lei nella vita e come quello che c’è nel suo zaino.

Recupero: l’allenamento invisibile dietro ogni risultato

Quando entriamo nel tema del recupero e del riposo del corpo, Virginia sorride divertita. È una ciclista, sì, ma anche surfista e amante di qualsiasi attività che la faccia sentire viva. Stare ferma sul divano è inconcepibile per lei.

“Il recupero è la parte più problematica nel mio caso perché io amo fare anche altri sport. Il surf mi fortifica e mi rende migliore in bici, ma mi stanca, e il giorno dopo in bici spingo meno di quanto potrei se fossi riposata davvero. La gente non ci pensa, ma i veri atleti arrivano ai risultati perché fanno due cose: si allenano e si riposano.”

E aggiunge un punto ancora più importante, spesso ignorato: recupero e (buona) alimentazione vanno sempre di pari passo.

“Il recupero non è solo fisico. È anche alimentare. Puoi allenarti bene e riposare, ma se poi mangi cibo spazzatura non dai al corpo i nutrienti giusti che servono per recuperare e costruire la massa muscolare.”

Dare ascolto al corpo: una scelta coraggiosa

Quando parliamo di aspettative, Virginia si apre con sincerità. Perché sì, lo sport è bello, ma la pressione è reale.

“Io riesco a dare ascolto a ciò che il mio corpo mi chiede, ma mi rendo conto che la società non te lo concede.”

Racconta un aneddoto sul suo terzo anno di gare di ultra-distanza. Quello in cui si è fermata.

“Ho avuto cali fisici, problemi. Ho deciso di non fare gare. E tutti hanno detto: ‘Ha già smesso con le ultra!’. Ma io non avevo smesso. Stavo ascoltando il mio corpo. Avevo 25–26 anni. Per le ultra ero anche troppo giovane. Fermarmi un anno, fare altre cose e tornare dopo non era un problema.”

E la conclusione è un piccolo manifesto di resilienza gentile:

“Gli sponsor, il lavoro, le aspettative… tutto pesa. Ma sarebbe giusto dare tempo a sé stessi: il proprio corpo è quello con cui devi vivere tutta la vita. Devi proteggerlo, anche per avere un futuro più lungo come atleta.”

La leggerezza è una scelta che si allena

Alla domanda su cosa non debba mai mancare nella sua borsa pre-gara, Virginia ride.

“Io sono essenziale. Anche quando parto per le gare da 500–1000 km in bici, gli altri mi guardano e mi chiedono: ‘Ma vai in giro per un giorno o per cinque-sei?’. Io porto il necessario: vestiti, alimentazione, me stessa. Il resto è superfluo.”

Il minimalismo non è solo una scelta logistica, è la sua filosofia: meno peso, più libertà; meno oggetti, più energia mentale; meno complicazioni, più spazio per stare nel momento.

Takeaway: cosa ci insegna Virginia Cancellieri

Virginia Cancellieri ha un modo di vivere lo sport che sembra semplice, ma che richiede profondità: ascoltare il corpo più delle aspettative, mangiare prima del bisogno, riposare quando serve, lasciare andare ciò che pesa, nello zaino come nella testa.

Ecco i cinque spunti da tenere a mente:

  1. Mangia prima di avere fame: è la regola numero uno dell’endurance. Aspettare significa inseguire la crisi. Un’integrazione costante e consapevole è ciò che permette di evitare crisi e mantenere costanza in gara.
  2. Il recupero è l’allenamento invisibile che fa davvero la differenza: riposo fisico e nutrizionale formano la base della performance. Recuperare non è “perdere tempo”, ma creare spazio per migliorare. È (anche) così che costruiscono forza, resistenza e longevità sportiva.
  3. Il minimalismo non è sottrazione, ma chiarezza: portare meno (nello zaino, in gara, nella testa) significa liberarsi dal superfluo per dedicare energia a ciò che conta davvero.
  4. Ascoltare il corpo è un atto di maturità atletica: riconoscere i segnali, fermarsi quando serve e concedersi un anno sabbatico non significa mollare: significa crescere con consapevolezza.
  5. L’energia è la benzina della performance: l’energia è il cuore dello sport. Gestirla bene significa andare più lontano e soprattutto godersi il viaggio.