Benessere mentale dell’atleta nel recupero dall’infortunio

3 MIN 15 Marzo 2024

L’infortunio è un evento fisiologico che può avvenire nel corso dell’attività di un atleta agonista che, quotidianamente, si trova a testare i propri limiti. Benché un infortunio sia un evento che, per quanto spiacevole, sia da preventivare, quando ne avvengono due o più a distanza ravvicinata, qualunque sia l’entità, può essere un segnale di avvertimento di un disequilibrio di fondo.

Il ruolo del benessere mentale nell’incidenza degli infortuni

La consapevolezza della propria condizione gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel recupero dall’infortunio, poiché per raggiungere un obiettivo spesso entrano in gioco dinamiche che possono portare all’estremo i propri limiti, pagando un prezzo troppo alto.

Troppo spesso la retorica sportiva porta a considerare ragionevole il tentativo di raggiungere un risultato a ogni costo. Non tutti gli atleti che si impegnano al massimo delle proprie potenzialità riescono ad ottenere prestazioni di alto livello: la realtà è che molti raggiungono solo sporadicamente la prestazione a cui ambiscono, senza però poi riuscire a mantenere una continuità. Altri, invece, non riescono nemmeno ad avvicinarsi al livello di performance desiderato.

Alla base di infortuni ricorrenti e prestazioni lontane dalle proprie aspettative potrebbe quindi celarsi il bisogno di agire sulla salute mentale di un atleta: la letteratura scientifica sportiva, infatti, collega strettamente infortuni e benessere mentale. Un alto e cronico livello di tensione nervosa, accompagnato da scarsa consapevolezza della sua natura e dei modi migliori per gestirlo, genera rigidità generale e vari contraccolpi di natura muscolo-scheletrica. La tensione comporta anche una inefficiente valutazione del rischio: la foga impiegata per scaricare la tensione può tramutarsi in rischi inutili o eccessivi.

Le cause per cui un atleta si trova ad affrontare un periodo di disequilibrio sono molteplici ma si ripercuotono inevitabilmente su diversi aspetti dell’attività sportiva, aumentando l’incidenza degli infortuni e portando talvolta all’abbandono dell’attività agonistica.

Gestire un infortunio

Da dove partire per gestire un infortunio? Innanzitutto, può essere occasione di riflessione. Lo stop forzato può e deve essere occasione di riconsiderazione generale degli equilibri dell’atleta. Purtroppo, questa fase è invece spesso vissuta come tempo perso, la cui causa è da ricondurre semplicemente a sfortuna, cattiva preparazione atletica o debole costituzione generale dovuta a fattori genetici imponderabili. In questa fase è importante valutare anche la funzione del dolore.

Il dolore, infatti, è un segnale che può rimanere ben impresso nella memoria anche a distanza di molto tempo da quando si è manifestato in modo acuto. Lo sportivo che subisce un infortunio si trova così a dover affrontare non solo il lavoro fisico necessario per ristabilirsi completamente, ma anche le ansie e le preoccupazioni legate alla paura che il dolore ritorni, che l’infortunio si ripeta, che il danno sia più grave del previsto, che niente sia come prima.

Non è una stranezza. Il sistema nervoso umano, infatti, è programmato per dimenticare solo quei traumi talmente gravi da mettere in discussione la stabilità psicofisica. In quei casi, entrano in gioco i meccanismi dovuti allo shock funzionali a preservare la stabilità psico-emotiva, limitando la trascrizione nella memoria degli eventi e delle sensazioni legate al trauma.

In tutti gli altri casi, il ricordo del dolore viene invece coltivato e custodito in una parte della memoria a cui accedere con estrema facilità. Questo meccanismo non aiuta di certo lo sportivo infortunato. Se però viene interpretato alla luce dei meccanismi evolutivi e di sopravvivenza, risulterà allora molto più accettabile: ricordare il dolore serve a motivarci a non riviverlo.

Benessere mentale dell’atleta: gestire la fase di recupero dall’infortunio

Cosa può fare lo sportivo per vivere la fase di recupero e di rientro al meglio dal punto di vista mentale?

Prima di tutto, non incolparsi per l’incapacità di rimuovere il ricordo del dolore. È necessario essere consapevoli che è non ci si può costringere a dimenticare il dolore ma è altrettanto normale che il ricordo si affievolisca con il tempo. Bisogna avere molta pazienza con se stessi. Conoscere e accettare questo meccanismo, che fa parte dell’essere umano, permette di superare più facilmente i pensieri negativi, senza sprecare energie nel rifiutarli, opponendo un’inutile resistenza che genera solo paura: un gorgo capace di risucchiare le energie fisiche e mentali.

Il secondo consiglio è quello di inserire nel programma di recupero delle piccole sfide giornaliere, cioè comportamenti che vadano a sollecitare determinate sensazioni. Ad esempio, un atleta può mettere gradualmente alla prova la parte del corpo reduce dall’infortunio prestando attenzione alla risposta del proprio corpo.

Dare ascolto alle sensazioni aiuta a conoscere meglio quella parte del nostro corpo che, con l’infortunio, ha subito una trasformazione, un cambiamento. Su questo aspetto non riflettiamo mai abbastanza: un infortunio, piccolo o grande che sia, lascia sempre un segno e cambia gli equilibri della parte del corpo interessata, anche se apparentemente tutto è tornato uguale. Conosciamola meglio, quella parte di noi: saremo allora in grado di sfruttarla al meglio delle sue nuove, mutate capacità.

STEFANO NICOLETTI

Mental Coach

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